La comparsa del digitale, ma soprattutto la presenza di internet e la conseguente diffusione di conoscenza tramite la rete, hanno sicuramente modificato il mercato fotografico.
Tali cambiamenti ruotano principalmente su due aspetti, il digitale ha avvicinato molte persone alla fotografia, con un diretto ed immediato impatto con l’immagine, ciò ha portato verso un maggior numero di “fotografi” amatoriali dotati di attrezzature a volte non seconde a quelle di un fotografo professionista.
Le conseguenze di questo processo hanno spinto positivamente, da un lato, verso una maggiore concorrenza sul mercato dal punto di vista della varietà e qualità delle immagini presenti. Il che allarga il range del livello delle immagini e spinge ogni fotografo e appassionato ad alzare il proprio livello medio.
Basti pensare ad esempio a tutti i servizi di photo-sharing come Flickr o Ipernity, dei grossi contenitori di immagini che offrono ad ogni utente un certo livello di visibilità prima impensabile.
Dall’altro lato si è avuto un effetto certamente negativo, il digitale ha creato la convinzione comune che è la macchina a fare belle foto, basta fare click ed è fatta!
Non è così, è ancora adesso il fotografo a pensare e sapere come eseguire la foto, sicuramente è facilitato sotto certi punti di vista, ma come la logica vuole che sia rimane lui il protagonista!
Questa considerazione ha una ripercussione dal punto di vista economico, ossia la mancanza di un costo direttamente collegato allo scatto ovvero quello che una volta era il rullino e lo sviluppo dello stesso.
“Scattare una foto” oggi ha costo zero, si scatta ed il file è già pronto: è questa la convinzione comune! Ma non è nuovamente così, oltre agli investimenti in attrezzatura e in software, vi è il tempo speso per acquisire conoscenza ed esperienza e quindi in corsi di formazione, e non meno rilevante il tempo di lavoro impiegato sia per lo scatto delle foto che la lavorazione delle stesse, come se fosse la fase di sviluppo dell’analogico.
La convinzione dello “scatto fatto e pronto” è un aspetto sicuramente disincentivante per il professionista, sia perchè porta ad una considerazione diversa e certamente inferiore del fotografo rispetto all’analogico e non premia adeguatamente il lavoro dello stesso.
Non meno importante è il fatto che solitamente chi cerca immagini già fatte solitamente non è mai disposto a pagarle, proprio per il fatto che la concorrenza spinge da un lato a fare in modo che l’amatore si accontenti di una giusta e semplice citazione in cambio di esser conosciuto, rispetto ad un compenso che si aspetterebbe un professionista!
Tale aspetto è la chiave del ragionamento, è sicuramente positivo per chi consuma le immagini, averle spendendo nulla o quasi, ma è al contrario disincentivante per chi invece svolge con professionalità il proprio lavoro, ovvero la propria passione.
Un possibile effetto di tutto ciò è sicuramente l’abbassamento della qualità media delle immagini che vengono impiegate, in semplici parole il professionista paradossalmente potrebbe anche decidere di non offirire le proprie fotografie o i propri lavori se non riceve il giusto compenso!
Il monito di quest’articolo è di pretendere quel che si vale e di non accontentarsi di poco o nulla. E’ sicuramente vero che laddove la passione e l’appagamento personale riescono a trovare uno spazio, non devono andare ad inficiare chi con professionalità e la stessa passione svolge il proprio lavoro!
Il “divertimento fotografico” se svolto ad un certo livello e con criterio non può essere gratuito, ma deve portare giustamente qualcosa in cambio, evitando il gioco per il quale è il banco a vincere sempre!
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